Soprattutto in autunno viviamo nel costante timore di fronte a fenomeni meteo estremi altamente impattanti. Tempeste, alluvioni, nubifragi e temporali auto-rigeneranti sono eventi sempre più frequenti che mettono a dura prova il nostro territorio fragile. Ma è possibile adattarsi per ridurre le conseguenze di questi fenomeni? Possiamo, attraverso l’adattamento, evitare vittime, ridurre i danni e minimizzare le perdite economiche? La risposta è sì, almeno in parte. Tuttavia, il processo richiede strategie precise, azioni concrete e soprattutto una visione a lungo termine.
L’adattamento è un processo continuo che richiede cambiamenti nei comportamenti, nei sistemi, nel territorio e nelle infrastrutture per rispondere agli impatti dell’estremizzazione climatica. L’obiettivo principale è ridurre la vulnerabilità del territorio e l’esposizione della popolazione, rendendo il Paese più resiliente a eventi climatici estremi che – purtroppo – sono destinati a diventare sempre più frequenti. Per fare questo, servono azioni di prevenzione, preparazione e gestione del rischio, che vadano ben oltre la gestione dell’emergenza.
L’adattamento passa attraverso interventi strategici che spaziano dalla tutela del territorio (come la gestione sostenibile del suolo e delle acque) alla protezione delle infrastrutture critiche. Non meno importante è la corretta informazione ai cittadini, che devono essere sensibilizzati su come reagire in situazioni di emergenza e sulla necessità di cambiare alcune abitudini quotidiane per ridurre l’impatto individuale e collettivo sull’ambiente.
E proprio in questo contesto entra in gioco il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), lo strumento di riferimento per coordinare gli sforzi di adattamento in Italia. Questo piano esiste già: è stato sviluppato da esperti e scienziati ed è stato finalmente pubblicato online nel febbraio 2024, dopo una lunga attesa. Ben dieci anni – infatti – sono passati dal momento in cui il piano è stato concepito fino alla sua effettiva pubblicazione. Questo ritardo è dovuto principalmente al fatto che la questione climatica è stata spesso trascurata, nonostante l’evidente urgenza della situazione.
Ma cos’è esattamente il PNACC? Si tratta di un documento strategico di applicazione che individua una serie di azioni necessarie per rendere il nostro Paese più sicuro e resiliente. Il piano si basa sulla Strategia di adattamento del 2013 e sul Piano operativo del 2015, che però per anni sono rimasti fermi, senza una reale implementazione.
Il PNACC prevede ben 361 azioni distribuite in 18 settori chiave, che vanno dall’agricoltura alla salute, dai trasporti alla gestione delle foreste. Tra le misure indicate ci sono interventi di tutela del territorio, strategie per l’adattamento delle città e infrastrutture, e politiche per migliorare la governance dei processi di adattamento. Ogni settore è analizzato nel dettaglio, con indicazioni precise su come affrontare le vulnerabilità climatiche specifiche per ogni ambito.
Ad esempio, nel settore agricolo, il piano suggerisce pratiche agricole sostenibili e sistemi di irrigazione efficienti per contrastare i periodi di siccità. Nel settore della salute, invece, si sottolinea l’importanza di sviluppare piani di risposta alle ondate di calore e ai rischi sanitari connessi all’aumento delle temperature e alla diffusione di nuove malattie trasmesse da vettori come le zanzare.
Tuttavia, il piano non è privo di criticità. La più evidente è la mancanza di un quadro finanziario adeguato (vedi il documento PNACC IV reperibile qui). Mentre le azioni sono chiaramente delineate, le caselle relative ai costi degli interventi sono spesso… vuote. Mancano anche i riferimenti normativi e i periodi di implementazione. Questo è un problema enorme, perché senza programmazione e finanziamenti concreti il piano rischia di rimanere solo un documento su carta, senza la possibilità di essere attuato realmente.
Eppure, investire in azioni di adattamento e prevenzione sarebbe enormemente più conveniente rispetto ai costi dell’inazione o delle emergenze climatiche. Studi recenti stimano che ogni euro speso in prevenzione potrebbe far risparmiare anche oltre i 10 euro in interventi emergenziali e riparazioni dei danni causati da disastri naturali. Nonostante questo, la politica spesso favorisce l’intervento immediato, perché socialmente e mediaticamente più visibile e apprezzato. Una strategia che non solo è più costosa in termini economici, ma comporta anche un maggiore costo in termini di vite umane.
Il cambiamento climatico è già una realtà. Gli eventi estremi non sono più eccezioni, ma stanno diventando la norma. In questo contesto, l’adattamento non è solo una possibilità, ma una necessità. Senza un’efficace politica di adattamento, ci troveremo sempre più spesso a dover affrontare disastri naturali, con costi economici e umani altissimi.
Il PNACC rappresenta uno strumento importante per affrontare questa sfida, ma per farlo davvero funzionare servono due cose: volontà politica e risorse economiche. Solo così potremo costruire un’Italia più sicura, resiliente e capace di adattarsi ai cambiamenti in corso. La speranza è che, in futuro, non ci siano più governi disattenti alla questione climatica, ma che l’adattamento diventi una delle priorità strategiche del Paese.
Per chi desidera approfondire e comprendere meglio le sfide legate all’adattamento, è possibile accedere alla Piattaforma Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Questo portale, gestito dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, offre dati, scenari futuri e strumenti operativi per supportare la pianificazione delle azioni di adattamento, oltre alla documentazione del fantomatico PNACC.
Serena Giacomin è una fisica. Meteorologa di Meteo Expert, certificata secondo normativa World Meteorological Organization. Climatologa e presidente dell’Italian Climate Network. Conduce le rubriche meteo e di approfondimento ambientale sulle reti televisive e sulle principali radio nazionali.
Autrice di “Missione Aria Pulita” (EdizioniAmbiente 2023), “Pinguini all’Equatore. Non tutto ciò che senti sul clima è vero” (DeAgostini 2020), “Meteo che scegli, tempo che trovi” (Imprimatur 2018). Docente e divulgatrice scientifica, formatrice di De Agostini Scuola, gruppo Mondadori. Ha collaborato alla realizzazione del manuale scolastico per la secondaria di I grado Scienze Live (Garzanti Scuola 2020), del manuale di scienze "Be Curious" e geografia "Now!" (Garzanti Scuola 2022). Premio DonnAmbiente 2021.
Memini climatici
La divulgazione della scienza ha molti volti e in questa seconda stagione di A Fuoco vogliamo presentarne uno inedito: i meme. Su cosa sia esattamente un meme si è detto e scritto tanto, ma il modo migliore per entrare nel vivo del concetto è probabilmente quello di mostrarvene uno.
Vogliamo chiudere così i nostri appuntamenti settimanali, con un contenuto che parli della scienza climatica, delle storture del nostro dibattito pubblico, dei tic del negazionismo sul tema. Per farlo ci servirà anche il vostro aiuto: inviate le vostre produzioni all’indirizzo afuoco@substack.com, saremo felici di pubblicare le migliori. Vi aspettiamo!