La crisi climatica ha effetti differenti in base a chi siamo, dove viviamo, qual è il contesto sociale in cui ci troviamo. E tra gli elementi che influenzano queste conseguenze c'è anche il nostro genere. Sì, perché ragazze e donne e, più in generale, i corpi che mestruano, vivono alcuni degli effetti della crisi climatica che gli altri corpi non si trovano costretti ad affrontare.
Le mestruazioni sono troppo spesso trattate come un argomento tabù in tantissime parti del mondo (l'Italia non è esclusa) e questo stigma si accentua nelle emergenze, dove le sfide della gestione delle mestruazioni sono amplificate. La salute mestruale e i cambiamenti climatici, infatti, sono strettamente collegati poiché le trasformazioni ambientali e gli eventi climatici estremi possono influire negativamente soprattutto in materia di salute, servizi igienici, povertà, accessibilità e uguaglianza.
Immaginate di essere nel mezzo di un’alluvione, avere le mestruazioni, ma non avere accesso ad acqua corrente e pulita, non avere la disponibilità di assorbenti puliti e asciutti o di antidolorifici. Questo aumenta una serie di rischi, sia sanitari che psicologici che mettono le persone che mestruano in una posizione di svantaggio. Secondo le stime della Banca Mondiale, oltre 500 milioni di donne e ragazze nel mondo non hanno accesso a forniture mestruali e a strutture adeguate per la gestione dell'igiene mestruale. Il numero è destinato ad aumentare con l'intensificarsi della crisi climatica.
Dai campi allagati del Pakistan, alle isole di Vanuatu devastate dai cicloni, fino alla siccità che sta colpendo varie zone del mondo, tra cui una grossa parte dell’Africa meridionale ma anche alcune regioni d’Italia come la Sicilia e la Sardegna, le donne lottano per gestire le mestruazioni in modo sicuro, confortevole e dignitoso.
In molti casi, infatti, gli eventi climatici estremi hanno un impatto sull’accesso all’acqua. Quando questa scarseggia a causa delle alte temperature o della siccità, donne e ragazze non sono sempre in grado di soddisfare le loro necessità primarie legate all’uso di acqua pulita e corrente e all’igiene personale. Durante gravi inondazioni, invece, è probabile che le infrastrutture idriche e sanitarie vengano danneggiate e anche in questo caso risulta difficile accedere ad acqua pulita e servizi igienici. Tutto questo può avere varie conseguenze, ad esempio le persone che hanno le mestruazioni possono essere costrette a compiere lunghi spostamenti per trovare un luogo in cui gestire quella fase del ciclo mestruale e questo, in molti luoghi del mondo, può significare un aumento del rischio di subire violenza di genere e sessuale. Oltre al fatto che la mancanza di accesso a prodotti per l’igiene mestruale di base può portare a vari problemi di salute come infezioni del tratto urinario, del sistema riproduttivo e il rischio di sindrome da shock tossico, cioè una malattia causata da batteri che rilasciano tossine nel corpo per la quale i soggetti più ad alto rischio sono soprattutto donne che lasciano tamponi o altri dispositivi (come coppette mestruali, tappi cervicali, etc.) nella vagina per un tempo superiore a quello consigliato.
Inoltre, uno studio scientifico pubblicato nel febbraio 2024, ha messo in luce come in molti dei campi allestiti per dare rifugio alle persone evacuate da zone colpite da eventi estremi – soprattutto in Paesi a basso e medio reddito come ad esempio il Pakistan – gli alloggi non sono adeguati, mancano infrastrutture e aiuti umanitari focalizzati su questo aspetto, sono assenti sistemi di smaltimento dei rifiuti e si rileva una carenza di spazi a misura dei corpi che mestruano.
Sereti Nabaala è un’attivista keniota Maasai del villaggio di Aitong a Narok West nel Kenya sudoccidentale e il suo obiettivo è di sensibilizzare le donne delle comunità Maasai a opporsi alle mutilazioni genitali femminili e diventare spose bambine. Nabaala ha dato vita alla fondazione Matasaru Ntoyie, il cui obiettivo è promuovere l'istruzione delle bambine, preparandole per ruoli di leadership a scuola e nella comunità e ha una particolare attenzione alla salute mestruale. Nabaala ha raccontato ad A Fuoco che una delle attività della fondazione è quella di andare nelle scuole, nei luoghi più rurali, e chiedere alle ragazze quali siano i loro bisogni. Da questa indagine è emerso che molte ragazze non hanno gli assorbenti e in molti casi non vanno a scuola quando hanno le mestruazioni perché non riescono a gestire la situazione senza assorbenti. «Allora ho iniziato a distribuire assorbenti nelle scuole fino a quando è arrivato il Coronavirus» ha continuato Sereti Nabaala, aggiungendo che da quel momento la situazione si è complicata perché le persone stavano a casa e non andavano a scuola a causa del lockdown. È a quel punto che le è venuta l’idea di distribuire assorbenti riutilizzabili. Poco dopo, le conseguenze della crisi climatica sono entrate in gioco a complicare ancora di più la situazione. «A causa della siccità che si è intensificata è diventato impossibile portare avanti il progetto sugli assorbenti riutilizzabili» ha raccontato l’attivista, «perché il fiume da cui il villaggio attinge l’acqua si era completamente seccato e non c’era acqua per lavare gli assorbenti» alzando così il rischio di infezioni per le donne e le ragazze.
La storia raccontata da Sereti Nabaala non è, purtroppo, un caso isolato. Ci sono migliaia di donne nel mondo che vedono la loro salute mestruale deteriorarsi a causa delle conseguenze della crisi climatica. Tasmina, una giovane donna pakistana, è stata una delle milioni di persone colpite dalle alluvioni del 2022 in Pakistan che, secondo gli scienziati, hanno un legame con la crisi climatica. A causa di questi eventi estremi e delle loro conseguenze è stata costretta a vivere per due mesi in un campo per sfollati con la sua famiglia, dove le condizioni erano «orribili», ha raccontato ad Al Jazeera nel novembre del 2022, non c’erano servizi igienici o sanitari, l’accesso all’acqua pulita era limitato e non c’erano strutture separate per i bagni maschili e femminili. «Quando mi sono venute le mestruazioni, è diventato ancora più difficile e imbarazzante per me» ha continuato la donna, spiegando che non c’era modo per avere accesso a una struttura solo per donne, non c’erano panni puliti e non c'era abbastanza acqua per lavare quelli che aveva con lei.
E ancora, le donne nella regione dei Sundarbans, in India, hanno affrontato una situazione ancora diversa. A causa della crisi climatica la salinità dell’acqua dolce è aumentata costantemente, rendendo impossibile l’agricoltura e costringendo le donne locali a dedicarsi a un’attività diversa per sopravvivere: la pesca. Queste donne sono state così costrette a trascorrere molte ore al giorno immerse in acqua fino alla vita per catturare pesci e gamberi e guadagnarsi così da vivere. Queste condizioni hanno avuto effetti gravi sulla loro salute, soprattutto sulla loro salute riproduttiva, sessuale e mestruale. Nella zona, infatti, sono aumentati i casi di ciclo irregolare, infezioni vaginali e urinarie, e persino il numero di aborti spontanei.
Per promuovere la salute e il benessere dei corpi che mestruano durante i disastri ambientali la risposta all’emergenza dovrebbe includere non solo cibo, acqua e indumenti, ma anche prodotti per l’igiene mestruale, strutture di supporto, educazione e spazi appropriati al contesto. Perché se la crisi climatica è qui, e non c’è dubbio su questo, lo è anche la disparità di genere. E se non si considera il fatto che la salute mestruale è un diritto umano e una questione di salute pubblica, i cambiamenti climatici rischiano di aumentare il divario, rendendo donne e ragazze ancora più vulnerabili.
Anna Toniolo è una giornalista freelance, membro del collettivo FADA. Si occupa di crisi climatica e conflitti ambientali, questioni di genere e diritti umani, connettendo spesso questi macro temi tra loro. Lavora in Italia e all’estero, principalmente con approfondimenti, reportage e inchieste.
Memini climatici
La divulgazione della scienza ha molti volti e in questa seconda stagione di A Fuoco vogliamo presentarne uno inedito: i meme. Su cosa sia esattamente un meme si è detto e scritto tanto, ma il modo migliore per entrare nel vivo del concetto è probabilmente quello di mostrarvene uno.
Da oggi e per le settimane a venire vogliamo chiudere così i nostri appuntamenti settimanali, con un contenuto che parli della scienza climatica, delle storture del nostro dibattito pubblico, dei tic del negazionismo sul tema. Per farlo ci servirà anche il vostro aiuto: inviate le vostre produzioni all’indirizzo afuoco@substack.com, saremo felici di pubblicare le migliori. Vi aspettiamo!
Ci si dimentica sempre troppo facilmente che metà popolazione mondiale ha le mestruazioni.
A volte mi chiedo se non sia anche "colpa" nostra, che lasciamo che questo accada, per... pudore? Vergogna? Spero che le nuove donne vengano educate in modo diverso.