Parlare di politica sui social media non fa per niente bene alla credibilità degli scienziati
di Eleonora Alabrese
Mantenere un alto livello di fiducia nella scienza è fondamentale. Una forte fiducia favorisce una maggiore adesione alle politiche pubbliche, in particolare in ambito sanitario – come dimostrato durante la pandemia di Covid-19 – ed è cruciale per progredire nel controllo del cambiamento climatico, oltre che per promuovere lo sviluppo tecnologico e sociale. Sebbene la scienza e gli scienziati abbiano storicamente goduto di grande considerazione, negli ultimi anni si è osservato un calo di questa fiducia, dovuto in parte alla disinformazione e ai problemi legati alla cosiddetta "crisi di riproducibilità" scientifica, in particolare tra i gruppi più conservatori.
È facile, infatti, ricordare retoriche populiste promosse da vari leader che si oppongono agli esperti. Trump, ad esempio, ha ripetutamente messo in dubbio il consenso scientifico sul cambiamento climatico, ha contraddetto esperti sanitari come Anthony Fauci nella gestione del Covid e ha spesso sostenuto che agenzie federali come quelle rispettivamente responsabili della salute pubblica (CDC) o della regolamentazione di farmaci e vaccini (FDA), fossero politicizzate e inaffidabili, contribuendo a una crescente polarizzazione della scienza nella società americana. In un contesto in cui la scienza è sempre più al centro del dibattito politico, diventa quindi necessario porsi una domanda: qual è il ruolo degli scienziati?
In un nuovo studio, condotto insieme a Francesco Capozza e Prashant Garg, affrontiamo proprio questa questione. Dopo aver osservato un crescente utilizzo dei social media per la divulgazione scientifica, spesso da parte degli stessi scienziati che condividono le proprie ricerche, ci siamo chiesti se questi scienziati utilizzino i social media anche per esprimere opinioni politiche, quali siano tali opinioni e come le discutano.
Nello specifico, abbiamo monitorato gli account pubblici su Twitter (ora X) di 98.000 scienziati con sede negli Stati Uniti tra il 2016 e il 2022 e, tramite l’uso di strumenti di intelligenza artificiale, abbiamo analizzato se e come esprimano apertamente le proprie opinioni politiche su temi come aborto, eguaglianza razziale, clima e altri. Successivamente, abbiamo intervistato un ampio campione di cittadini statunitensi per valutare quale impatto abbiano le opinioni politiche espresse dagli scienziati sulla percezione della loro credibilità da parte del pubblico.
Misurare la polarizzazione ideologica degli scienziati e studiarne l’impatto attraverso i social media rappresenta un approccio innovativo, che offre tre principali vantaggi. Primo, consente di analizzare un vasto numero di accademici provenienti da diverse discipline, fornendo una visione più ampia e inclusiva. Secondo, permette di esaminare un'ampia gamma di temi politici specifici, offrendo una prospettiva multidimensionale che va oltre il tradizionale spettro sinistra-destra. Terzo, questo approccio evita di classificare gli accademici sulla base di sondaggi o delle loro pubblicazioni, che non sempre sono facilmente accessibili al pubblico. I profili social degli scienziati, invece, sono pubblicamente consultabili e riflettono meglio l’esposizione potenziale al pubblico.
Ecco cosa abbiamo imparato.
Che ruolo hanno i social media? Twitter/X è diventato sempre più rilevante per la comunicazione scientifica. Esaminando articoli di ricerca pubblicati sulle principali riviste di interesse generale tra il 2011 e il 2020, abbiamo osservato un significativo aumento della loro presenza online, con quasi tutte le pubblicazioni (96 per cento) discusse sulla piattaforma entro il 2020. Questo incremento riflette il ruolo crescente dei social media nella diffusione della conoscenza scientifica a un pubblico più ampio.
Gli scienziati parlano di politica? Sì. Il 44 per cento degli accademici che seguiamo ha espresso apertamente, e in maniera non neutra, il proprio punto di vista su almeno uno dei temi che monitoriamo, tra cui aborto, immigrazione, clima ed equità razziale. In confronto, solo il 7 per cento degli utenti medi di Twitter/X ha fatto lo stesso.
Quanto è varia l’opinione degli scienziati? Nella Figura 1 vediamo come molti accademici (al centro del grafico) mantengano una posizione bilanciata su queste tematiche, ma non tutti. Alcuni esprimono visioni più liberali (a destra) o più conservatrici (a sinistra nel grafico), rivelando una certa polarizzazione ideologica. Tuttavia, questa polarizzazione risulta meno accentuata rispetto a quella degli utenti medi del social, con l'eccezione del tema dell'equità razziale, per il quale gli scienziati sembrano avere opinioni più distanti tra loro e rispetto al pubblico, con una divergenza che si amplifica nel tempo.
Quali sono le conseguenze sulle percezioni del pubblico? Per rispondere a questa domanda, abbiamo chiesto a 1.700 statunitensi di valutare dei profili ipotetici di scienziati con caratteristiche diverse (di genere, disciplina, università e anzianità) e con biografie Twitter e post politici contenenti posizioni politiche differenti – basati su contenuti realmente esistenti. Abbiamo riscontrato che gli scienziati politicamente neutrali, e il loro lavoro di ricerca, sono percepiti come i più credibili. Indipendentemente dalla posizione politica, man mano che le opinioni politiche degli scienziati diventano più esplicite, sia la loro credibilità percepita che la disponibilità del pubblico a interagire con i loro contenuti divulgativi diminuiscono [Figura 2].
Chi non si “fida”? La valutazione degli scienziati varia significativamente in base alle inclinazioni politiche del pubblico. I Democratici (in blu) valutano negativamente gli scienziati Repubblicani, ma rimangono indifferenti tra scienziati Democratici e neutrali. Al contrario, i Repubblicani (in rosso) hanno una percezione peggiore degli scienziati Democratici, mentre favoriscono quelli con una visione moderatamente Repubblicana. In sostanza, le dinamiche di gruppo – "con me o contro di me" – influenzano fortemente le percezioni del pubblico [Figura 3].
Questo vale se gli scienziati parlano al di là delle proprie competenze? Non solo. Sia pubblicare ricerche su temi politicamente rilevanti (ad esempio, promuovere una ricerca sull'immigrazione), sia fornire segnali politici chiari, completamente slegati dalla propria attività scientifica (come riportare affiliazioni politiche nella biografia di Twitter), influenzano le percezioni del pubblico.
Cosa ne pensano gli scienziati? Intervistando un gruppo di accademici, abbiamo scoperto che molti anticipano una perdita di credibilità nel caso in cui esprimano la propria visione politica, specialmente quando si allontanano dalle loro aree di competenza. Molti, infatti, evitano di esprimere pubblicamente le proprie opinioni, pur riconoscendo i potenziali vantaggi derivanti da una maggiore visibilità.
Quindi, cosa abbiamo imparato? Questi risultati suggeriscono un potenziale compromesso tra credibilità e visibilità. L'espressione politica sui social media comporta rischi significativi, in grado di polarizzare le opinioni del pubblico sulla scienza e sugli scienziati. Questo richiede un approccio equilibrato, in cui gli scienziati devono bilanciare la divulgazione scientifica con l’espressione politica sui social media, al fine di mantenere la fiducia del pubblico e comunicare efficacemente la propria ricerca.
Eleonora Alabrese è Assistant Professor di Economia all'Università di Bath e ricercatrice affiliata al Leibniz Institute SAFE e al Warwick QAPEC Centre. Studia economia politica, il ruolo dell'informazione e il comportamento elettorale, con particolare attenzione all'interazione tra media, scienza e comunicazione scientifica.
Memini climatici
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